Il 5 giugno 2018 si è svolto, a Roma presso la Casa dell’architettura – Acquario Romano, nell’ambito della giornata mondiale dell’Ambiente per l’anno 2018 “Beat Plastic Pollution”, l’evento “FATTI di Plastica” sulle nuove soluzioni sostenibili per l’ambiente, organizzato dal CNR in collaborazione con l’Ordine degli Architetti PPC di Roma e Provincia a cura di Fedra Francocci.
Tra i temi l’inquinamento da macro, micro e nano plastiche, impatti sul mare e sulla costa, soluzioni di sostenibilità, economia circolare, design collaborativo, contratti di fiume, bioeconomia ed altro ancora.
Incontri, interviste, presentazioni, narrazioni, video-documentari e testimonianze hanno sottolineato la necessità di ridurre l’impatto della plastica sugli oceani e di stimolare lo sviluppo di idee innovative su come ridurre l’immenso volume di plastica che già è presente negli oceani mondiali e, in misura rapidamente crescente, nel nostro Mediterraneo. Ospiti dell’evento sono stati associazioni, istituzioni, enti di ricerca, artisti e cittadini interessati a condividere le proprie esperienze per far emergere le soluzioni che possiamo intraprendere per contribuire a combattere l’inquinamento da plastica.
I tempi di degradazione di un sacchetto di plastica corrispondono a circa 20 anni, di una bottiglietta 450 anni, di un filo da pesca 600 anni, il polistirolo può arrivare fino a 1000 anni. La sfida per il mondo della ricerca e della politica consiste nel comprendere quali possano essere le conseguenze a lungo termine non solo delle macro plastiche (gli oggetti di dimensioni superiori a 5 mm), ma soprattutto delle micro e nano plastiche che derivano dalla degradazione della plastica.
Marco Faimali, del CNR-Ismar, ha reso noti i dati dei monitoraggi sulla Marine Litter del Mar Mediterraneo, evidenziando il grave problema ambientale ed al contempo la necessità di analisi e ricerca data la mancanza di informazioni precise sul grado di tossicità delle nano plastiche. Si è parlato anche della campagna contro il Marine Litter condotta da Greenpeace Italia, la quale ha dato la possibilità ai ricercatori del CNR-Ismar di condurre il loro lavoro di ricerca a bordo delle navi. I risultati di questo studio, riferisce Serena Maso di Greenpeace Italia, confermano l’enorme presenza anche nel Mediterraneo di microplastiche con valori paragonabili a quelli che si trovano nelle “zuppe di plastica” presenti nei vortici oceanici.
“I risultati indicano che l’inquinamento da plastica non conosce confini e che i frammenti si accumulano anche in aree protette o in zone teoricamente lontane da sorgenti di inquinamento come ad esempio la riserva naturale delle isole Tremiti”, ha dichiarato Francesca Garaventa, responsabile CNR-Ismar dei campionamenti.
Francesco Regoli, dell’Università Politecnica delle Marche partner insieme al CNR del Progetto EPHEMARE, ha parlato di microplastiche negli organismi marini, mostrando come la plastica entri nella catena alimentare anche di organismi microscopici, come il plancton, che a loro volta viene assimilato da altre specie viventi, arrivando fino all’uomo.
È necessario approfondire ulteriormente le relazioni tra i fattori ambientali e le caratteristiche biologiche specie-specifiche sulla biodisponibilità delle microplastiche ed il ruolo dei contaminanti presenti nelle plastiche stesse. Sono necessari maggiori studi sulla caratterizzazione delle microplastiche e sulla loro presenza a diverse profondità marine, inclusi i sedimenti.
Interviene Giuseppe Riva, di Federchimica e PlasticsEurope, riportando alcuni punti sulla strategia europea per le materie plastiche in una Economia Circolare, resa pubblica dalla Commissione Europea lo scorso 16 gennaio.
Il problema della plastica è principalmente il fine vita:
- Ogni anno vengono generati in Europa circa 25,8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica.
- Meno del 30% sono raccolti per essere riciclati e, di questi, una percentuale significativa è trattata da paesi terzi, dove possono applicarsi norme ambientali diverse.
- Allo stesso tempo, le percentuali di smaltimento in discarica e di incenerimento dei rifiuti di plastica restano elevate (rispettivamente 31% e 39%).
- La domanda di plastica riciclata oggi rappresenta solo il 6% circa della domanda di plastica in Europa.
Gli obiettivi della strategia sono, entro il 2030, la riutilizzabilità o possibilità di riciclo in modo efficace di oltre la metà dei rifiuti di plastica generati in Europa, un cambiamento che richiede uno sviluppo normativo tecnologico ed organizzativo di proporzioni significative.
È necessario ripensare al sistema produttivo in funzione della riciclabilità: l’uso di prodotti mono -materiali, con caratteristiche uguali a prodotti che integrano diversi materiali ma che per questo motivo non sono riciclabili.
Come favorire il mercato delle plastiche riciclate? Come ridurre i rifiuti di plastica e la loro dispersione nell’ambiente prevenendo l’inquinamento?
Urge un lavoro di collaborazione tra ambientalisti e ricercatori: solo se la scienza, la tecnologia, le industrie, le associazioni ambientaliste, i cittadini e la politica saranno coordinati, potremmo davvero promuovere una RIVOLUZIONE DELLA PLASTICA.
Inoltre i cittadini devono essere coinvolti attraverso iniziative che consentano di esprimere la loro voce e di essere adeguatamente informati in modo da essere promotori attivi di questo cambiamento culturale: il problema non è la plastica ma l’uso che ne facciamo!
FVA New Media Research, in rappresentanza dei progetti BIOWAYS e BIOVOICES ha parlato di comunicazione e bioeconomia, ed ha presentato il case study Bioeconomy Village, lo showcase sulle applicazioni quotidiane della bioeconomia, che ha già coinvolto oltre 16.000 visitatori.
Scopri di più sulla Giornata Mondiale dell’Ambiente: #BeatPlasticPollution:
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